Lo splendore trascurato del mondo. Una mistica quotidiana by Romano Màdera

Lo splendore trascurato del mondo. Una mistica quotidiana by Romano Màdera

autore:Romano Màdera [Màdera, Romano]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Philosophy, History & Surveys, Modern
ISBN: 9788833937229
Google: TjqMEAAAQBAJ
Amazon: B0BDB5KDQR
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2022-09-29T22:00:00+00:00


La rinascita è un processo che non è in nessun modo osservabile: non lo possiamo misurare, ponderare o fotografare [...]. Si parla di rinascita, si ammette la rinascita, si è pieni di rinascita: questa realtà è per noi sufficiente. [...] Dobbiamo accontentarci della realtà psichica. Aggiungo peraltro che con ciò non alludo al pregiudizio volgare secondo cui lo psichico non esisterebbe affatto o sarebbe più impalpabile d’un gas. Al contrario io sono dell’opinione che la psiche sia la cosa più potente del mondo. Essa, anzi, è la madre di tutte le cose umane, della cultura e della mortifera guerra [...]. Il «rinascere» va annoverato tra le testimonianze primordiali dell’umanità [...]. I processi naturali di trasformazione si annunciano soprattutto nei sogni. [...] un lungo processo di trasformazione interiore e di rinascita in un altro essere. Quest’altro essere è l’«altro» in noi, la personalità futura, più ampia e più grande [...], che abbiamo già imparato a conoscere come «l’amico interiore dell’anima». [...], l’amico, quell’altro che in parte siamo ma che non possiamo mai giungere a essere pienamente. L’uomo è la coppia dei Dioscuri, dei quali l’uno è mortale, l’altro immortale; e che, pur perennemente uniti, tuttavia non diventano mai interamente uno. I processi di trasformazione vogliono avvicinare l’uno all’altro, ma la coscienza avverte una resistenza, poiché l’altro appare assolutamente estraneo e perturbante, e non possiamo abituarci all’idea di non essere i padroni assoluti in casa nostra. Preferiamo essere sempre solo «Io», o non essere nulla. Ma con l’amico o nemico interiore siamo posti a confronto; e dipende da noi se è amico o nemico.3

Dunque una sorta di protoesperienza di un «mutamento radicale della personalità» che trascorre dalla dimensione umana a quella divina come, dice Jung, nella trasfigurazione di Gesù. Senza usare né la parola né il concetto, è qui evocata la dimensione estatica attraverso una delle sue più pregnanti espressioni: la trasfigurazione.4 Come se il Gesù conosciuto abitualmente entro le coordinate dello spazio-tempo, della sua biografia e del suo ambiente, percepito e pensato secondo gli usi e i costumi del mondo abituale che li circonda e li pervade, appaia agli apostoli secondo una diversa realtà la cui epifania, la cui manifestazione non cancella le forme automatiche della realtà condivisa ma ne rivela altre, prima invisibili, e riposiziona lo spazio-tempo del nostro mondo in un cosmo di gloria – una luce che mostra la coappartenenza della terra e del cielo, del passato (Mosé ed Elia) e del futuro (Gesù che ascende al cielo). Si potrebbe dire che questo è un racconto simbolico tipico della dimensione estatica, dove per simbolo intendo una delle sue proprietà: il tenere insieme tutte le dimensioni in una sorta di fusione nucleare.

Ci sarebbero altri passi da commentare per restituire un’immagine più vicina al pensiero di Jung sulla rinascita, soprattutto quelli che riconoscono nei simboli della rinascita la trama del processo di individuazione: del diventare non divisi, del riconoscere e costruire i ponti possibili tra le nostre diverse parti, tra quelle in luce e quelle in ombra, che non vediamo ma alle quali possiamo lasciare la porta aperta e assicurare il nostro ascolto.



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